lunedì 10 novembre 2014

Un ricetta e una storia.

 Non mi piacciono le persone che conoscono un solo mondo. Sicuramente lo conosceranno a menadito, sicuramente quel mondo sarà la loro più grande passione e ragione di vivere ma avranno poi la sensibilità di uscire fuori da quel guscio, e comprendere le sfaccettature di quegli altri? Non voglio peccare di presunzione, io penso di essere molto ignorante per quanto mi riguarda e non ritengo che ciò sia un'offesa alla mia persona o alle mie capacità intellettive, credo anzi sia un invito che rivolgo a me stessa o che potrebbe essermi rivolto da terze persone, ad aprirmi a nuovi cieli e dimensioni. Per questo quando incontro qualcuno che voglia raccontarmi una storia, mi piace ascoltarla e cogliere quel luccichio negli occhi, quando il racconto non è un semplice delirio di saccenza (passatemi la definizione), ma condivisione pura e sincera, privilegiandomi con un dono unico e perciò prezioso. Anche questa è una cosa che ignoravo e che sto imparando. Perchè viaggiare insegna sempre, anche a pochi metri da dove sei nato.
Vico Equense, Costiera Amalfitana, provincia di Salerno è una piccola frazione di Paradiso terrestre: mare, montagna, sole, un vino che nasce in fazzoletti di terra che godono di un clima spettacolare ma soprattutto di aria pura e fresca, pesce che posa sulle barche dei pescatori appena tornati dal mare all'alba, salumi e formaggi prodotti biologicamente. In questo pezzetto di Paradiso sorge questa piccola "locanda" gestita magistralmente da una coppia di coniugi. Dato che siamo diventati dei clienti piuttosto abituali e memorabili, in quanto io non perdo occasione per ringraziare eccessivamente e in modo piuttosto estremo stile stalker il cuoco-proprietario, il quale con piatti semplici e genuini mi fa provare delle emozioni immense, (ebbene sì, a me piace mangiare non ci posso fare niente. E sì, sono una di quelle a cui il fidanzato regalerebbe molto più volentieri un vestito piuttosto che portarla a cena, se non fosse che la passione è condivisa fortunatamente), questo povero uomo pur di farmi tacere, mi racconta delle storie meravigliose, ed io oggi la voglio raccontare a voi, ovunque voi siate, chiunque voi siate, o per lo meno....chiunque tu sia.


In un tempo molto lontano rispetto al nostro, i pastori dell'isola di Ischia, portavano le loro pecore a pascolare verso il mare, e precisamente verso la punta di Ischia, la bellissima località di Sant'Angelo. Mentre le loro pecore pascolavano libere respirando l'aria fresca e pulita del mare, che pare facesse un gran bene al loro latte e alla loro lana, oltre che alla loro salute, i pastori ne approfittavano per pescare "duje cozzec" --> due cozze, che poveramente cucinavano con uno spicchio d'aglio soffritto nell'olio, un po' di peperoncino, le cozze a parte sbollentavano come un'impepata per poi essere unite al sugo e successivamente, alla festa, faceva entrata trionfale la pasta, possibilmente fresca. Questo patto di sapori veniva poi saggiamente sigillato con del pecorino freschissimo ovviamente. Due coriandoli di prezzemolo e..... che ve lo dico a fare???  Una squisitezza! Come si direbbe in quel della Terronia.


Gli ingredienti li avete, la storia pure. Provate e lasciatevi trascinare in un viaggio senza tempo. 
A presto :)